L’economia sposa le neuroscienze
Uno dei principali obiettivi del mercato di oggi è capire che cosa spinga i consumatori a scegliere un prodotto al posto di un altro o perché prediligano un marchio specifico. In questo modo risulta chiaro come ci sia un crescente interesse nel comprendere le risposte cerebrali che riflettono il processo decisionale dei consumatori. E proprio qui dunque che l’economia sposa le neuroscienze: creando una nuova area di studio nota come neuroeconomia, la quale si compone di svariati strumenti tra cui il neuromarketing che si prefigge di analizzare come il cervello umano percepisca, elabori, valuti e reagisca nel momento in cui viene sottoposto a degli specifici stimoli relativi a prodotti, marche e/o pubblicità.
Quando un’impresa decide di investire nei social network, ha come obiettivo quello di riuscire a connettersi con il proprio target di riferimento, andando a creare viralità e ottenendo una maggiore visibilità. Se consideriamo Instagram, il neuromarketing evidenzia come i post riguardanti i brand e pubblicati dagli influencer sembrino ottenere un maggiore riscontro rispetto a quelli pubblicati dal marchio stesso e con testimonial le celebrità tradizionali, perché capaci di raggiungere il proprio target con una maggiore naturalezza e credibilità.
Un esempio
Il mondo sportivo si avvale del neuromarketing per migliorare l’esperienza dei tifosi e implementare la fedeltà al brand e il relativo appeal. Il neuromarketing in questo settore sta ottenendo risultati importanti perché fa leva sulla fedeltà psicologica individuale dei tifosi (valori, emotività e identità) e sul collegamento sociale che ne deriva, andando a costruire dei ‘luoghi sacri’ che fungano da comunità specifica del marchio. Le società sportive che intendono avvalersi degli strumenti di neuromarketing, potranno investire negli impianti di nuova generazione che renderanno l’esperienza dei tifosi maggiormente coinvolgente e duratura, con forti sensazioni da vivere allo stadio e a casa.
Messaggi pubblicitari
Poiché la cognizione umana può essere influenzata da stimoli subliminali che consentono di attivare particolari reazioni, il neuromarketing risulta essere fondamentale nell’analisi degli effetti che le varie pubblicità hanno sulle persone, creando ulteriore valore alla stessa. Da qui la conclusione che la pubblicità e i relativi messaggi (anche banali, come per esempio l’utilizzo di una emoji sorridente) possano essere dei fattori in grado di influenzare le scelte dei consumatori. Infatti, un sorriso è considerato quale segno sociale con un ruolo critico nel comportamento decisionale, andando ad aggiungergli valore e modellandolo. Nello specifico, gli stimoli delle espressioni facciali vengono elaborati più velocemente di qualsiasi altro e le espressioni facciali emotive risultano essere le più efficaci, se percepite inconsciamente piuttosto che coscientemente.
Conclusioni
In conclusione, l’evolversi del neuromarketing sta facendo da regia nella creazione di nuove possibilità per le imprese, delineando uno scenario sempre più interessante e avvincente, oltre che complesso. Ma essendo una tematica di recente sviluppo, vi sono alcuni aspetti che meritano di essere ulteriormente approfonditi, quali il tema della privacy e dei costi da sostenere per le imprese che, però, non devono fungere da blocco. I vantaggi dell’uso del neuromarketing sembrano essere notevoli, ora sta solo a chi ne può usufruire di ottenere il massimo nel rispetto delle regole.
Fonti:
Riccardo Pandini, “Economia e Neuroscienze, un connubio perfetto”